Ridicoli, sono i peggio mangioni che si possa immaginare, hanno le mani in tutta la Lombardia da Malpensa alla Milano Serravalle, cliniche private ecc. e parlano di Roma ladrona...
Umberto Bossi e la sua Lega sono un manuale vivente di deriva politica. Vengono da Lenin. Passano per Carlo Cattaneo e Calandrino. Stanno finalmente approdando a Clemente Mastella. Anche se nella forma degenerata del mastellismo, ancestrale teoria dell’Italia familista e vorace che si fa prassi, anzi euforia, quando si tratta di divorare organigrammi, pretendere privilegi, scorte, posti garantiti, feste, appartamenti a prezzi scontati, rimborsi per viaggi, giornali di partito, convegni e almeno tre pasti al dì con il dolce.
Bisognava vederli, l’altro giorno a Venezia, tutti riuniti per il rito celtico dell’ampolla del Po, sciamare dopo il comizio popolano (con insulti ai negri, ai terroni, ai musulmani) verso i saloni patrizi dell’Hotel Metropole, camere da 500 euro a notte. Tutto lo stato maggiore padano: sindaci, assessori, deputati, senatori, sottosegretari, ministri. Con motoscafi blu e le femmine bianche, e i figli, i familiari, i portaborse.
Come quasi tutto nella Lega anche questa nuova stagione della abbondanza (sebbene mai lieta come ai tempi democristiani e socialisti, semmai cupa, rancorosa, rivendicativa) discende in linea diretta dai voleri del capo. Ha cominciato lui, Umberto, piazzando il fratello Franco e il figlio primogenito Riccardo alla Commissione europea di Bruxelles. Funzionari con notevole esperienza: uno venendo da un Autoricambi di Fagnano Olona, l’altro dal fuoricorso dell’università. E ha continuato con il secondo figlio, il prediletto Renzo, quello bocciato due volte alla maturità, che il papà definisce “trota, non ancora delfino”, ma che si porta ai vertici di Arcore e di Palazzo Chigi. Lo sta istruendo alla politica e lo fa allenare con i suoi ministri, visto che anche lui, da piccolo Bossi, sogna il federalismo prossimo venturo. Oppure il feudalesimo. Pino Corrias _________________________________
Lo posto...magari qualcuno non l'ha letto...bellissimo!
Ma nelle poltrone armate di menefreghismo Striscia un canto vuoto d'idee senza identità Dicon "Non sarà poi male un po' di opportunismo" Grazie ma declino ho troppo a cuore la mia integrità
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4 commenti:
Akul io avevo un video su youtube con la stessa canzone di caparezza....poi mi è stato censurato....vaffanculo a youtube!
Deve aver subito un gran numero di contrassegni da utenti "padani".... oppure non ho altra spiegazione....
Ridicoli, sono i peggio mangioni che si possa immaginare, hanno le mani in tutta la Lombardia da Malpensa alla Milano Serravalle, cliniche private ecc. e parlano di Roma ladrona...
Umberto Bossi e la sua Lega sono un manuale vivente di deriva politica. Vengono da Lenin. Passano per Carlo Cattaneo e Calandrino. Stanno finalmente approdando a Clemente Mastella. Anche se nella forma degenerata del mastellismo, ancestrale teoria dell’Italia familista e vorace che si fa prassi, anzi euforia, quando si tratta di divorare organigrammi, pretendere privilegi, scorte, posti garantiti, feste, appartamenti a prezzi scontati, rimborsi per viaggi, giornali di partito, convegni e almeno tre pasti al dì con il dolce.
Bisognava vederli, l’altro giorno a Venezia, tutti riuniti per il rito celtico dell’ampolla del Po, sciamare dopo il comizio popolano (con insulti ai negri, ai terroni, ai musulmani) verso i saloni patrizi dell’Hotel Metropole, camere da 500 euro a notte. Tutto lo stato maggiore padano: sindaci, assessori, deputati, senatori, sottosegretari, ministri. Con motoscafi blu e le femmine bianche, e i figli, i familiari, i portaborse.
Come quasi tutto nella Lega anche questa nuova stagione della abbondanza (sebbene mai lieta come ai tempi democristiani e socialisti, semmai cupa, rancorosa, rivendicativa) discende in linea diretta dai voleri del capo. Ha cominciato lui, Umberto, piazzando il fratello Franco e il figlio primogenito Riccardo alla Commissione europea di Bruxelles. Funzionari con notevole esperienza: uno venendo da un Autoricambi di Fagnano Olona, l’altro dal fuoricorso dell’università. E ha continuato con il secondo figlio, il prediletto Renzo, quello bocciato due volte alla maturità, che il papà definisce “trota, non ancora delfino”, ma che si porta ai vertici di Arcore e di Palazzo Chigi. Lo sta istruendo alla politica e lo fa allenare con i suoi ministri, visto che anche lui, da piccolo Bossi, sogna il federalismo prossimo venturo. Oppure il feudalesimo.
Pino Corrias
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Lo posto...magari qualcuno non l'ha letto...bellissimo!
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