giovedì 10 aprile 2008

Un eroe moderno


Ecco le utime parole del discorso di Randy Pausch, docente americano d'informatica e malato terminale di Cancro. Ha tenuto, in un aula gremita, la sua ultima lezione, basandola su quello che per lui è il vero significato della vita. Lascio qui sotto l'ultima parte del suo intervento davvero incredibile.

"E allora… come si riesce a far sì che la gente ti aiuti? Non si può arrivare in cima da soli. Qualcuno deve aiutarti. Io credo nel karma. Credo che si riceve ciò che si è dato. Si riesce a farsi aiutare dalla gente dicendo la verità, essendo onesti, porgendo le proprie scuse quando si commette un errore e focalizzandosi sugli altri, non su se stessi. Mi sono chiesto: in che modo posso esemplificare concretamente tutto ciò? [Si rivolge all’aiutante sul palcoscenico]. Abbiamo un esempio concreto che dimostri in che modo ci si deve focalizzare sul prossimo? [Si rivolge al pubblico].

Dovete sapere che ieri è stato il compleanno di mia moglie. Se c’è una sola volta nella quale uno dovrebbe avere il diritto di concentrare l’attenzione su di sé, potrebbe essere proprio “l’ultima conferenza”. Ma siccome mi fa star male sapere che mia moglie non ha avuto un vero compleanno, ho pensato che sarebbe molto carino se 500 persone le cantassero gli auguri [Fa il suo ingresso sul palco su un carrello una torta di compleanno gigantesca e il pubblico applaude].

Allora, tutti insieme, per favore: Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri cara Jay, tanti auguri a te! [Applausi]. [Jay sale sul palco, con gli occhi pieni di lacrime. Con Randy si avvicina alla torta]. Ecco, adesso devi spegnere le candeline. Silenzio, prego. [Jay spegne le candeline sulla torta. Parte un lungo applauso del pubblico].

E adesso, sappiate che avete un motivo in più per partecipare al ricevimento. [Risate].

Ricordate: i muri esistono affinché noi possiamo dimostrare quanto ci teniamo a superarli. Esistono per separarci dalle persone che non vogliono davvero vedere esauditi i loro desideri d’infanzia. Non cedete. L’oro migliore è quello che giace in fondo ai barili di merda.
[Diapositiva di Steve Seabolt accanto a una foto dei Sims]. [Risate]. Ciò che Steve non vi ha detto è che all’EA avevano un sabbatico fantastico. Ero lì da sole 48 ore, loro adoravano l’ETC, noi eravamo i migliori, i loro preferiti, ma poi uno mi tira in disparte per la manica e mi dice: «Sai, a proposito…stiamo per consegnare otto milioni di dollari all’USC affinché realizzi un programma identico al vostro. Noi ci auguriamo che tu possa aiutarli a decollare». [Risate]. A quel punto arriva Steve e mi chiede: «Che cosa hanno detto? Oh cielo!». E poi, citando un grande uomo: «Lascia che sistemi questa cosa». [Risate]. E lo ha fatto sul serio. Steve è stato un partner eccezionale. Abbiamo avuto una splendida amicizia, personale e professionale. Sicuramente lui è stato un uomo di punta nella grande impresa mirante a insegnare a milioni di giovani…sapete, di sicuro sarebbe stato logico se me ne fossi andato a sole 48 ore di distanza da quel sabbatico, ma non sarebbe stata la cosa giusta da fare. Quando si fa la cosa giusta, accadono un sacco di belle cose. Date retta al feedback delle vostre azioni. Il vostro feedback può essere quello stupido foglio di carta che io avevo predisposto per gli studenti oppure un uomo davvero in gamba che vi dice quello che avete bisogno di sentirvi dire. La cosa davvero difficile è saper ascoltare. A tutti capita di essere sgridati. Ma quella rara persona che ti dice: «Sai, avevi ragione!» invece di dirti. «No, aspetta, il vero motivo è che…». A tutti ci è capitato di sentire cose di questo tipo. Quando qualcuno vi dà la sua opinione, abbiatela cara e usatela.

Siate grati e dimostratelo. Quando sono passato di ruolo, ho portato tutto il mio team di ricercatori a Disneyland una settimana. Uno degli altri professori della Virginia University mi ha chiesto: «Ma come ti salta in testa una cosa del genere?», e io ho risposto: «Queste persone si sono fatte in quattro per farmi avere il miglior posto di lavoro al mondo della mia vita. Come potrei non farlo?».
Non lamentatevi. Lavorate più duramente.

[Mostra una diapositiva di Jackie Robinson, il primo giocatore di baseball di colore della serie A]. Questa è una foto di Jackie Robinson. Nel suo contratto c’era scritto espressamente che non avrebbe dovuto lamentarsi, neppure quando i fan gli avessero sputato in faccia.

Siate bravi in qualcosa: vi rende persone di valore.

Lavorate sodo. Io sono passato di ruolo un anno prima rispetto a quanto vi ha riferito Steve. I membri più giovani della facoltà mi dicevano: «Accidenti! Sei passato di ruolo presto. Qual è il tuo segreto?» E io rispondevo sempre: «È molto semplice. Chiamatemi nel mio ufficio, un venerdì sera qualsiasi, verso le 22, e ve lo spiego».

Trovate in ogni persona ciò che c’è in lei di meglio. Una delle cose che Jon Snoddy - come vi ho raccontato - mi aveva detto è la seguente: “Potresti dover aspettare a lungo, anche anni, ma alla fine la gente ti mostrerà sempre il suo lato migliore». Aspettate, non importa quanto ci vorrà. Nessuno è malvagio. Tutti hanno un lato buono, basta saper aspettare e prima o poi salterà fuori.
Siate pronti. La fortuna è quel momento in cui la preparazione incontra l’opportunità.

Concludendo, oggi vi ho parlato dei miei sogni d’infanzia, di come far sì che i sogni degli altri si realizzino, e di alcune delle lezioni imparate nel corso della vita.

Ma avete scoperto qual è la vera finta? [Pausa ad effetto].

Non è come realizzare i propri sogni, ma come vivere. Se vivrete nel modo giusto, il karma si prenderà cura di sé. I sogni verranno da voi.

E avete capito anche la seconda finta? Questo mio discorso non era per voi, ma per i miei figli.

Grazie a tutti, buonanotte.

[Applausi e standing ovation per 90 secondi. Randy porta Jay sul palco. Insieme si inchinano. Poi si siedono al loro posto. La standing ovation prosegue per un altro minuto]"

GRAZIE A TE RANDY!

Trovate l' intera lezione all'indirizzo: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/10/08/lultima-lezione-di-randy-pausch/

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